Danlí, Honduras - In un'altra vita sarò stato un criminale, il fatto è che non mi sono ancora pentito. È l'unica spiegazione che mi riesco a dare nel momento in cui scatto questa specie di selfie.
Circondato da detenuti che autogovernano un carcere dove la polizia controlla solo le mura di cinta, uno di loro mentre me ne sto andando mi vuole fare un regalo. Per passare il tempo e fare qualcosa di soldi fanno lavori di tutti i tipi, molti intrecciano fili, ricamano, cuciono etc. Il regalo nel mio caso è un braccialetto con i colori del Barca.
Nei miei viaggi spesso ho avuto accoglienza, affetto e amicizia ma anche caffè, pane, cibo da chi semmai non ne aveva abbastanza per se. Non sono mai stato dentro ad un carcere. Ho visto film, ho letto qualche libro, ho letto qualche lettera, ho parlato con qualcuno che è stato a Poggioreale (che tra l'altro proprio in questi giorni sta vivendo una protesta dei detenuti) ma è impossibile provare a capire cosa si può provare ad essere rinchiusi. Mentre sto per entrare sono ancora dubbioso, non so se devo fare il duro distaccato per non essere messo all'angolo o fare il buono compassionevole.
La mia non è una decisione di sopravvivenza alla 25ora, ma devo trovare un modo per scattare foto che non siano furti ma condivisioni di attimi. Sono in un contesto così condizionato che alla fine la normalità è la cosa più lontana e anche la cosa più desiderata.
Allora mi avvicino alle persone come se già le conoscessi, è quello che so fare meglio, come se ci fossimo incontrati per caso in mezzo alla strada. Per chi non mi conosce sono Emanuel di Napoli...l'equipo de Diego Maradona. È la conferma che già ci conoscevamo. È l'inizio di un nuovo viaggio.