Il cortocircuito

Il cortocircuito

Oggi si sono ricollegati i fili di quel cortocircuito di 12 mesi fa quando dopo pochi giorni che ero a Città del Messico mi reco all’altare della Santa Muerte con dei cornetti rossi comprati in questa bancarella a San Biagio dei librai a Napoli.

Fino ad oggi la signora della bancarella era “la Signora” perché non conoscevo il suo nome, dopo una lunga chiacchiera in cui le racconto la storia del libro le stringo la mano e ci presentiamo: “mi chiamo Raffaella” timidamente mi sussurra la signora, “piacere Emanuele” le rispondo e lei mi sorride come se il mio nome spiegasse qualcosa in più.

Le racconto di come quei suoi cornetti avrebbero dovuto girare il Messico ma si sono fermati all’altare della Santa Muerte, di come grazie ai suoi cornetti si è aperta la possibilità di conoscere questa storia, di come è cambiato il mio viaggio. Raffaella mi “cazzea” subito, a sapere che andavano a finire nelle mani della Santa Muerte mi avrebbe dato un corno in ceramica molto più prezioso di quelli semplici in plastica, io replico che è stato tutto un caso, tutto imprevedibile.
Chissà se è veramente il caso oppure io stavo percorrendo semplicemente la mia strada, quella iniziata nei mercati in Bolivia e proseguita nei vicoli di Napoli, in una bancarella che avrò visto migliaia di volte ma che solo nell’ultimo anno e mezzo ha assunto un significato importante. Chissà se è veramente il caso per me che non ho mai creduto in queste cose eppure sono stato sempre investito dalla fortuna, così tanta fortuna che alle volte non sono nemmeno riuscito a coglierla tutta.

Raffaella ci tiene a presentarmi il figlio, parliamo dei tanti amuleti che vengono da ogni parte del mondo, dal Perù alla Thailandia, dei riti che io ho visto in Messico e delle bancarelle clandestine che lui ha visto in Asia. Con Raffaella ed il figlio parliamo tanto anche di Napoli, del suo misticismo e delle sue tradizioni, per loro io devo assolutamente fare un libro su Napoli e Raffaella si è ripromessa di portarmi nei meandri più nascosti di quella Napoli che non si vede in mezzo ai turisti.
Siamo interrotti da tante persone che si fermano anche solo per un saluto alla signora, lei mi racconta che in tanti le vogliono bene, che spesso riceve visite anche da magistrati e politici che senza farsi notare vanno da lei. Io respiro la stessa aria delle ore passate al Tepito all’altare di Doña Queta a Città del Messico, è un’aria con un’energia diversa. Saluto Raffella che prima di lasciarmi andare ci tiene a regalarmi un corno portafortuna e un incenso indiano che conserverò per un occasione speciale.

 

martedì 25 agosto 2020